Lavorare con i bimbi e per i bimbi è la missione di TipiVispi. Il bambino è al centro della nostra attenzione e di tutte le attività. Tutti i pedagogisti dell’età moderna sono concordi nel sottolineare l’importanza del gioco per l’apprendimento e la crescita del bambino.

Un bambino, per diventare sano e forte e soprattutto felice deve giocare, deve correre, deve sporcarsi, deve vivere. Soprattutto i bambini vanno motivati e stimolati. Il bambino deve coltivare sin da piccolo i suoi interessi, deve fare qualcosa che gli stimoli la creatività, deve fare lavori manuali, giochi semplici ma intelligenti. Il bambino gioca perché VUOLE giocare e il gioco è la scuola della vita.

Secondo Montaigne i giochi dei bambini non sono dei giochi, sono le loro azioni più serie.
I bambini giocano naturalmente e seriamente e per loro non c’è nessuna differenza tra il gioco e quello che noi adulti possiamo considerare un lavoro. Solo successivamente associano un comportamento ad un beneficio.

Con il gioco il bambino inizia a comprendere come funzionano le cose: che cosa si può fare e che cosa no e quali sono le regole comportamentali. Nel gioco il bambino sviluppa le proprie potenzialità intellettive, affettive e relazionali: scopre ed esplora, progetta e conosce, crea ed inventa. Le attività ludiche si modificano in base alle fasce d’età andando di pari passo con lo sviluppo intellettivo e psicologico.

Lo sviluppo affettivo legato al gioco va via via modificandosi con l’età.
Nel primo anno di vita il bimbo gioca con il proprio corpo e con quello della mamma. È un gioco fatto di sensazioni piacevoli finalizzato ad una serie di sensazioni che gratifichino il SÉ: gioca con le mani, agita le manine, afferra e stringe quello che gli capita a tiro.
È il momento delle scoperte tattili e dell’identificazione con la mamma e con tutte le figure genitoriali che il bimbo non percepisce come identità diverse dalla propria.

A partire dal 2° anno di vita il bimbo deve affrontare il problema della separazione dalla mamma con tutte le ansie che ne derivano. È una fase molto delicata, seguita dalle nostre educatrici con attenzione, cura e delicatezza per accompagnare il bimbo nella costruzione della propria personalità. Il gioco in questo periodo viene vissuto come meccanismo di difesa: il bambino ripete attivamente le proprie esperienza per provare sollievo.

Dai 2 ai 3 anni compaiono invece i giochi di socializzazione: il bambino è interessato a giocare con altri compagni, in particolare, prova piacere ad imitare il comportamento degli adulti.